Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto
3-2014
Indice
studi
Francesca Brezzi, Antigone e le leggi: diritto, etica e politica
Paolo Grossi, Un dialogo con i comparatisti su lingua e diritto
Manuel Atienza, Razonamiento Jurídico
Mauro Barberis, Imperialismo dell’argomentazione? In margine al Curso di Manuel Atienza
Michele Mangini, Interpretazione e argomentazione nella “teoria dell’argomentazione” di Manuel Atienza
Alessandro Catelani, Formalismo e dato sociale nell’interpretazione giuridica
Paolo Becchi, La responsabilità nei confronti dell’uomo. Una riflessione a partire da Hans Jonas
Amedeo Giovanni Conte, Nella colonia penale: Franz Kafka
Leonardo Di Carlo, Suggestioni giusrazionalistiche e teoria del discorso. Alexy tra Kant e Habermas
SPORE
Dario Di Lauro, La critica egologica di Carlos Cossio alla concezione imperativistica della norma
SCHEDARIO
Gustavo Zagrebelsky, Contro la dittatura del presente (F. M. Ceci) – Timothy Endicott, La generalità del diritto (L. Castellani) – Stefano Fuselli, Diritto, neuroscienze, filosofia. Un itinerario (A. Farano) – Francesco Giacomantonio (a cura di), La filosofia politica nell’età globale (1970-2010) (A. Lattarulo)
Antigone e le leggi: diritto, etica e politica
Francesca Brezzi
Abstract
L’Autrice discute criticamente le differenti interpretazioni succedutesi nel tempo della tragedia sofoclea, Antigone, spesso considerata simbolo del conflitto escludente tra positivismo giuridico e giusnaturalismo. In questo saggio si propone un superamento delle letture tradizionali, in omaggio al concetto di philia così come espresso da Antigone, che si staglia oltre le concezioni consolidate della giustizia: distributiva, commutativa o ontologica. La philia come virtù politica, infatti, esprime il corretto modo – rappresentato dalla lotta di Antigone all’editto di Creonte – di vivere la comunità, trattando ogni cittadino come un fratello e contrastando la logica impersonale del potere.
The Author discusses the different interpretations given to Sophocles’ tragedy, Antigone, mostly seen as a symbol of the dispute between legal positivism and natural law.
She instead suggests overruling this approach, in order to emphasise Antigone’s philia, beyond other concepts of justice such as distributive, commutative or ontological ones. This political virtue, philia, expresses the way to live in the community – the same way Antigone rules the controversial Creon’s statute – by treating every citizen as brother and fighting the impersonal logic of power.
Un dialogo con i comparatisti su lingua e diritto
Paolo Grossi
Abstract
Il saggio offre una ricostruzione dei luoghi della riflessione – giuridica e linguistica – in cui l’affinità tra lingua e diritto sia stata pensata. La comune radice di diritto e lingua, infatti, oltre l’ipotesi di un mero parallelismo, risiede nella loro capacità ordinativa della relazione umana: il diritto consente una pacifica convivenza, la lingua una comunicazione efficace. La chiave teorica utilizzata per dar conto di questa comunanza è l’istituzionalismo, attraverso il quale è dato apprezzare il carattere storico e identitario di entrambi i fenomeni, vissuti e agiti come dimensione della comunità cui appartengono.
This essay collects the different works by legal scholars as well as linguists ones focusing on the relationship between language and law. What language and law mostly share, indeed, beyond a mere parallelism, is the ability to ordinate human relationships: law by making coexistence possible, language by performing communication. Institutionalism will be the theoretical perspective to analyse this shared form, which allows to underline the historical and identitarian feature of both phenomena, perceived as a community’s dimension of life and action.
Razonamiento Jurídico
Manuel Atienza
Abstract
L’autore presenta la sua teoria dell’argomentazione giuridica, che si propone di superare la questione dello statuto del ragionamento giuridico – se esso costituisca, cioè, una species del ragionamento genericamente inteso o piuttosto una autonoma tipologia. A tal fine propone di utilizzare una nozione ampia di ragionamento giuridico (o di argomentazione giuridica, ritenuta ad esso equivalente), i cui elementi essenziali sono: il riferimento a un linguaggio specifico, l’esistenza di un problema per il quale il ragionamento serve a fornire risposte, la possibilità di intendere il ragionamento come attività o come risultato di tale attività, l’attitudine ad essere oggetto di valutazione. Il differente articolarsi di tali caratteristiche determina la possibilità di intendere il ragionamento giuridico nella sua triplice dimensione: quella formale, che attiene alla validità delle inferenze; quella materiale, che si sostanzia in una teoria delle premesse del ragionamento; quella pragmatica, che misura l’efficacia del ragionamento in base alla sua capacità di persuadere l’uditorio (retorica), o di pervenire ad un accordo (dialettica).
The Author introduces his theory of legal argumentation, which intends to overrule the dispute about the statute of legal reasoning: i.e. whether it is a species of human reasoning or an autonomous one. To this end he suggests to use a broader concept of legal reasoning (or legal argumentation, that is synonymic for the Author), including: the reference to a language, the existence of a problem that reasoning intends to solve, the understanding of reasoning as an activity as well as a result of activity, the fact of being object of evaluation. The different ways these features are set arise from the three dimensions of legal reasoning: the formal conception, concerning the validity of the inferences; the material one, understood as a theory of premises; the practical one, intending to persuade the audience (rhetoric) or to pursuing an agreement (dialectic).
Imperialismo dell’argomentazione?
In margine al Curso di Manuel Atienza
Mauro Barberis
Abstract
Il recente volume di Manuel Atienza Curso de argumentación jurídica (2013) rappresenta una poderosa rivendicazione dello spazio dell’argomentazione nella pratica e nella teoria del diritto. Tale rivendicazione, tuttavia, solleva il problema, non tematizzato da Atienza, dei limiti concettuali fra “interpretazione” e “argomentazione”: di fatto la principale se non l’unica questione affrontata nel presente lavoro. L’autore comincia dall’esaminare la relazione fra i concetti di interpretazione e di argomentazione nel volume; poi, ridefinisce i loro confini in termini più prossimi a quelli che essi hanno nel linguaggio ordinario; infine, critica ciò che chiama «l’imperialismo dell’argomentazione» di Atienza: un atteggiamento analogo a quell’imperialismo della morale già criticato da altri e dall’Autore stesso.
The recent textbook of Manuel Atienza Curso de argumentación jurídica (2013) provides a powerful vindication of the space of argumentation both in practice and in theory of law. Such a vindication, however, raises the problem, not thematised by Atienza, of the conceptual boundaries between interpretation and argumentation: in fact, the main, maybe the only question addressed by this paper. The Author begins by examining the relationship between the concepts of interpretation and argumentation in the textbook; then, he defines their boundaries in terms closer to ordinary language’s senses; finally, he criticizes what he calls Atienza’s imperialism of argumentation – an attitude analogous to imperialism of morals yet criticized by others and by the Author.
Interpretazione e argomentazione
nella “teoria dell’argomentazione” di Manuel Atienza
Michele Mangini
Abstract
La teoria dell’argomentazione sviluppata da Manuel Atienza si pone come un interlocutore importante nel dibattito contemporaneo di filosofia del diritto, con non poche ricadute anche nel campo della pratica giudiziale. Quest’ultima sembra essere la peculiarità dell’approccio di Atienza rispetto a quelli già consolidati nella teoria del diritto, come il normativismo di Kelsen. Atienza giunge a formulare la propria teoria seguendo un percorso che incrocia precursori come Perelman, Viehweg, Toulmin, Alexy e MacCormick. Però, è nello sviluppo di alcune intuizioni della teoria dell’interpretazione di Dworkin che si nota la maggiore affinità con molte delle idee di Atienza, soprattutto nella sua concepciòn material. Tuttavia, è fondato sostenere che la prospettiva unitaria sui valori etici e morali dell’ultimo Dworkin rimanga ancora al di là dell’approccio di Manuel Atienza. Almeno per il momento.
With his theory of argumentation Manuel Atienza proves himself an influential participant in the contemporary legal philosophical debate; in particular, his theory has already produced many outcomes in the field of judicial practice. This peculiarity of Atienza’s approach differentiates his work with respect to some well-established theories of law, such as Kelsen’s normativism. Atienza’s theoretical path crosses those of other pioneers’ such as Perelman, Viehweg, Toulmin, Alexy and Mac-Cormick. Furthermore, Atienza develops, in particular in his concepciòn material, some intuitions of Dworkin’s theory of interpretation.
However, the author maintains that, at the present moment, there is still a meaningful difference between Atienza’s approach and the late Dworkin’s unitary perspective on ethical and moral values.
Formalismo e dato sociale nell’interpretazione giuridica
Alessandro Catelani
Abstract
L’interpretazione della legge è il riconoscimento di un legame tra legge e società. Essa esige che si adatti la legge – caratterizzata da un inevitabile livello di astrazione – alle concrete esigenze sociali; ove questa operazione di adattamento, di interpretazione non fosse svolta, ne risulterebbe una assunzione del tutto formale della legge, tale da determinare soluzioni inique e contrastanti con le effettive necessità sociali.
The interpretation of law shows the necessary relationship between law and society. It requires adapting abstract law to the concrete needs of society. If the law is not adapted, the result is a formal interpretation of law that can contrast actual social needs.
La responsabilità nei confronti dell’uomo.
Una riflessione a partire da Hans Jonas
Paolo Becchi
Abstract
A partire da Hans Jonas, l’autore cerca di ricostruire il tema della responsabilità occupandosi in modo specifico della responsabilità nei confronti delle generazioni future e soffermandosi in particolare sulle critiche mosse da Jonas a Kant.
La domanda conclusiva che l’autore si pone, è: davanti a chi siamo in ultima istanza responsabili?, con la risposta che rinvia alla responsabilità nei confronti dell’“immagine dell’uomo” apre lo spazio ad una originale rifIessione sulla trascendenza.
Starting from Hans Jonas’s work, the author, who highlights in particular Jonas’s critique of Kant’s Ethics, tries to reconsider the issue of responsibility, by focusing on the accountability to future generations. Therefore, the main question, according to the author, is: to whom should we be accountable? In the author’s opinion the only answer seems to be: to the “idea” of man; this answer is the starting point for a reflection on human transcendence.
Nella colonia penale: una incoerenza categoriale in Franz Kafka
Amedeo Giovanni Conte
Abstract
Nel racconto di Franz Kafka intitolato Nella colonia penale, un uomo viene condannato a morte. La condanna dovrebbe essere eseguita scrivendo con un erpice, sul corpo del condannato, il comando [Gebot] che costui ha violato. Ma un comando [Gebot] non può essere sia scritto, sia violato.
Kafka si riferisce a due entità radicalmente eterogenee: mentre la prima è un’entità linguistica, che può essere scritta, la seconda è un’entità extra-linguistica, che può essere violata.
In Franz Kafka’s short story In der Strafkolonie / In the Penal Colony (1919) a man is sentenced to death. The sentence is to be carried out by a harrow [Egge] writing on the convict’s body the command [Gebot] he violated.
But a Gebot cannot be both written and violated. (Sortal incorrectness.) Yet, Kafka is using one and the same word (the German substantive “Gebot”) to refer to two heterogeneous entities: the former is a linguistic entity which can be written, whereas the latter is an extra-linguistic entity which can be violated.
Suggestioni giusrazionalistiche e teoria del discorso.
Alexy tra Kant e abermas
Leonardo Di Carlo
Abstract
La teoria del discorso, che Alexy mutua da Habermas applicandola all’ambito giuridico, è uno strumento concettuale fecondo non solo per quanto riguarda l’ambito del ragionamento giudiziario, ma prima ancora per dare legittimazione teorica agli ordinamenti giuridici contemporanei. In quest’ultima prospettiva, i diritti fondamentali di libertà e uguaglianza vengono giustificati a partire dalle regole del discorso. Dal punto di vista storico, si tratta di una giustificazione affine a quella kantiana, della quale, però, quella di Alexy rimane una versione pragmatica. La teoria del discorso, da un lato, costituisce la cornice metalinguistica nella quale avviene l’attività di configurazione giudiziaria dei diritti fondamentali; dall’altro, si oppone a posizioni come quella di Habermas, nella quale il ragionamento giudiziario si riduce a semplice attività interpretativa.
The discourse theory, that Alexy borrows from Habermas and applies to the judicial field, is a useful conceptual tool not only in judicial reasoning, but also for the theoretical legitimation of contemporary legal systems. As for the latter, the fundamental rights of freedom and equality are justified on the basis of the rules of discourse. From an historical point of view, Alexy’s can be seen as a pragmatic interpretation of Kant. On the one hand, the discourse theory is the metalinguistic frame in which the activity of judicial configuration of fundamental rights is developed; on the other hand, the discourse theory is against positons like that of Habermas’s, in which judicial reasoning corresponds to a simple activity of interpretation.