Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto


2-2015



Indice


studi

Jeremy Waldron, Cinque a quattro: perché le maggioranze semplici decidono nelle Corti? (I)

Ana Llano Torres, A propósito de la edición en español de Incertezze sull’individuo de Capograssi

Damiano Nocilla, Per gli ottant’anni di Peter Häberle

Luis M. Cruz, La dinamicità del sistema giuridico: l’attività dell'interprete, tra la norma e il caso



SPORE

Riccardo Mazzola, Atto probatorio vs. atto ostensivo: fra epistemologia ed antropologia giuridica



NOTE E DISCUSSIONI

Francesco Giacomantonio, Il lungo addio della filosofia politica contemporanea

Serena Minnella, Considerazioni a margine del volume di Vincenzo Costa, Giustizia, responsabilità e legge. Un percorso fenomenologico nella filosofia moderna e contemporanea

Emil Mazzoleni, Il nome giapponese del diritto

Rudi Di Marco, Soggetto e Ordinamento Giuridico. Alla ricerca del «concetto» fondativo e… fondamentale (I)



SCHEDARIO

Sabino Cassese, Dentro la Corte (F. Brozzetti) – Ronald Dworkin, Religione senza Dio (G. Blando)






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Cinque a quattro: perché le maggioranze semplici decidono nelle Corti? (I)

Jeremy Waldron


Abstract

Le Corti, come la Corte Suprema degli Stati Uniti, prendono decisioni importanti sui nostri diritti votando, e spesso la loro decisione è determinata da una maggioranza semplice. Ma il principio della decisione a maggioranza nelle corti non è stato molto investigato. C’è poca letteratura accademica su questo tema e solo una manciata di articoli propongono reali alternative alla decisione a maggioranza nel contesto giudiziario. Come si giustifica quindi la fiducia che viene riposta dai giudici nella decisione a maggioranza? In contesti democratici, la decisione a maggioranza è solitamente difesa individuando tre ragioni: (i) come una procedura di decisione efficiente; (ii) come un modo per raggiungere una decisione che sia oggettivamente migliore; o (iii) come un modo di rispettare il principio di uguaglianza politica. Tuttavia è difficile vedere come uno di questi argomenti spieghi realmente o giustifichi la decisione a maggioranza nel caso di una decisione giudiziale. Per quanto riguarda (i), altre procedure efficienti sono disponibili: vogliamo sapere quindi perché questo tipo di efficienza possa essere privilegiato. Per quanto riguarda (ii), le argomentazioni epistemiche per la decisione a maggioranza non funzionano bene per il tipo di maggioranze che vediamo all’opera nell’attività decisionale della Corte Suprema. Infine, per quanto riguarda (iii), è difficile mettere in opera un argomento basato sull’uguaglianza politica o sulla correttezza politica che funzioni per i giudici non eletti al contrario dei comuni cittadini o dei loro rappresentanti eletti. Dopo aver riflettuto su queste possibilità, l’articolo giunge alla conclusione che i difensori dell’autorità giudiziaria dovrebbero essere per lo meno un pò più dubbiosi nella loro critica del maggioritarismo democratico.


Courts, such as the U.S. Supreme Court, make important decisions about rights by voting, and often the decision is determined by a bare majority. But the principle of majority decision (MD) for courts has not been much reflected on. There is very little scholarly literature on this and only a handful of articles proposing alternatives to MD in the judicial context. So what justifies judges’ reliance on MD? In democratic contexts, MD is usually defended on one of three grounds: (i) as a decision-procedure that is efficient; (ii) as a way of reaching the objectively best decision; or (iii) as a way of respecting the principle of political equality. However, it is difficult to see how any of these arguments really explains or justifies MD in the case of judicial decision-making. Regarding (i), other efficient procedures are available: we want to know why this sort of efficiency should be valued. On (ii), epistemic arguments for MD do not work well for the sort of bare majorities that we see in Supreme Court decision-making. And, on (iii), it is hard to rig up an argument based on political equality or political fairness that works for unelected judges as opposed to ordinary citizens or their elected representatives. After reflecting on these possibilities, the Essay concludes that, at the very least, defenders of judicial authority should be more tentative in their denunciations of democratic majoritarianism.




A propósito de la edición en español de Incertezze sull’individuo de Capograssi

Ana Llano Torres


Abstract

Con ocasión de la publicación del ensayo capograssiano Incertezze sull’individuo, bajo el título El individuo sin individualidad, el presente artículo narra brevemente la historia del encuentro existencial entre la autora y la figura de Giuseppe Capograssi y subraya la actualidad del magisterio del jurista y filósofo italiano. Con el cuerpo principal del trabajo, trata de presentar al público hispano a este genial pensador europeo del siglo XX que, atravesando las razones del nihilismo y plantando cara a la muerte y al mal, salió de las tinieblas y descubrió una luz que hacía nuevas todas las cosas. Era preciso anunciar en esta revista de prestigio en Italia y en Europa este primer paso en la edición española de las principales obras capograssianas.


On the occasion of the publication of the capograssian essay Incertezze sull’individuo, under the Spanish title El individuo sin individualidad, the current article briefly recounts the story of the existential encounter between the author and the figure of Giuseppe Capograssi. The article also underlines the current pertinence of the Italian lawyer and philosopher’s teaching. In the main body of the text, it tries to introduce this brilliant European thinker of the XXth century to the Hispanic public. Passing through the reasons of nihilism and facing up to death and evil, he went out of darkness and found out a light that made all things new. It was necessary to announce in this prestigious journal in Italy and in Europe this first step in the Spanish edition of Capograssi’s most relevant works.




Per gli ottant’anni di Peter Häberle

Damiano Nocilla


Abstract

L’A. si sofferma preliminarmente sul metodo dell’indagine giuridica di P. Häberle, che utilizza non solo gli strumenti tradizionali dell’interpretazione giuridica, ma fa della comparazione un metodo di interpretazione normale, allargando il proprio orizzonte al di là dei confini dei diritto europeo, in una prospettiva planetaria. Per Häberle infatti, i testi costituzionali, costituiscono il prodotto della cultura di un popolo, ma nello stesso tempo influenzano la cultura di quest’ultimo: sono essi stessi un fatto culturale. Dopo aver rilevato come il punto di partenza dell’indagine di Häberle sia costituito dall’individuo concreto nella sua dignità antropologica, mette a raffronto le prospettive häberliane con quelle di Capograssi e Cotta, esaminando poi la teoria dello stato costituzionale dello studioso tedesco, rilevandone le non casuali coincidenze con le elaborazioni della più accreditata teoria costituzionalistica italiana (Crisafulli, Esposito). In fine non manca di rilevare l’utilità della speculazione häberliana nell’esame della crisi odierna della “forma Stato”.


The Author, firstly, put his attention on the method of Peter Häberle’s juridical analysis: Häberle employs not only the traditional instruments of juridical hermeneutics, He considers comparative examination the main method in a global perspective, beyond borders of European Law. According to Häberle, indeed, Constitutions are results of a people’s culture, but – at the same time – they influence culture itself. Häberle’s starting point is the concrete individual and his anthropological dignity, therefore the Author compares Häberle’s perspectives with Giuseppe Capograssi’s and Sergio Cotta’s ones, noticing structural connections between Häberle’s and some Italian authoritative scholars’ in constitutional law (Crisafulli, Esposito). The Author – at the conclusion of his article – underlines the value of Häberle’s outlook concerning prevailing national State.




La dinamicità del sistema giuridico: l’attività dell’interprete, tra la norma e il caso

Luis M. Cruz


Abstract

Nell’odierna teoria giuridica si pensa il diritto come un sistema di norme che organizzano la vita sociale: norme che istituiscono, da una parte, relazioni e situazioni giuridiche e, dall’altra, procedimenti per la propria creazione, modificazione, estinzione e applicazione. Questi organi e procedimenti, a loro volta, ridefiniscono l’ordinamento tanto nella creazione, modificazione ed estinzione di norme, quanto nell’interpretazione delle stesse nel momento della loro applicazione.

Quest’articolo cerca di rispondere alla domanda di quale sia realmente il ruolo del sistema giuridico nel ragionamento pratico giuridico, se il diritto è o deve essere pensato come un sistema di norme; e, per questo, fino a che punto sia importante la sistematicità nel diritto. In un primo momento, si espone brevemente come sia sorta l’idea di sistema nel diritto, facendo riferimento ai due movimenti giusfilosofici che più importanza hanno avuto per la comprensione di questo concetto: la scuola moderna del diritto naturale ed il positivismo giuridico normativista (in concreto, le teorie di Hans Kelsen e Joseph Raz). In un secondo momento, si discute questa concezione sistematica del diritto da una prospettiva che non tralasci il suo carattere davvero pratico. Perciò, si analizza un aspetto della determinazione giudiziale del diritto quale il rapporto tra l’interpretazione della norma e la ricostruzione del caso da risolvere.


Generally, the law is thought in legal theory as a system of rules that organize the social life: rules establishing, on the one hand, relationships and legal situations and, on the other, procedures for their creation, modification, extinction and application. These organs and processes, in turn, redefine the legal order in the creation, modification and extinction of rules, as in the interpretation at the moment of their application.

This article tries to answer the question of what is really the role of the legal system in the practical legal reasoning, if the law is or should be thought of as a system of rules; and, for this, how important is the systematic in law. At first, it exposes briefly how has risen the idea of system in law, referring to the two more important movements: the modern school of natural law and normative legal positivism (specifically, Hans Kelsen and Joseph Raz). Later, it examines this systematic conception of law from a perspective trying to do not miss its character really practical. Therefore, it analyzes an aspect of judicial determination of the law: the relationship between the interpretation of the rule and the reconstruction of the case to be resolved.




Il lungo addio della filosofia politica contemporanea

Francesco Giacomantonio


Abstract

Il saggio considera le più rilevanti evoluzioni della filosofia politica dall’inizio del XX secolo ai giorni nostri, leggendole come una sorta di “lungo addio” del pensiero politico a particolari elementi, come la relazione con la storia, il vecchio status epistemologico, la relazione con la Ragione, il ruolo degli intellettuali. Il risultato è un piccolo esercizio di riflessione che tocca i contributi dei maggiori pensatori politici contemporanei e cerca di fornire una migliore consapevolezza dei nostri tempi, evitando la rimozione di alcuni importanti problemi.


The essay considers the main evolutions of political philosophy from the beginning of the XX century to nowadays, reading them as a kind of “long goodbye” of political thought to particular elements, such as the relation with history, the old epistemological status, the relation with Reason, the role of intellectuals. The result is a little exercise of reflection which touches the contributes of the main contemporary political thinkers and tries to give a better consciousness of our times, avoiding the removal of some important problems.




Considerazioni a margine del volume di Vincenzo Costa,

Giustizia, responsabilità e legge. Un percorso fenomenologico nella filosofia moderna e contemporanea

Serena Minnella


Abstract

Il volume di Vincenzo Costa, Giustizia, responsabilità e legge. Un percorso fenomenologico nella filosofia moderna e contemporanea, discute i concetti di responsabilità e colpa applicando un metodo filosofico che congiunge l’analisi trascendentale husserliana e la decostruzione. Attraverso un percorso che incrocia principalmente i testi di Derrida e Lévinas, l’Autore ritraccia un percorso che conduce dal rapporto intersoggettivo alla giustizia.


In his book Giustizia, responsabilità e legge. Un percorso fenomenologico nella filosofia moderna e contemporanea, Vincenzo Costa discusses the concepts of responsability and guilt through modern and contemporary philosophy. Thanks to the connection of husserlian trascendental analysis and deconstruction, the Author suggests to question the conditions of possibility to qualify and describe some legal concepts. Derrida and Lévinas represent a constant reference to think relation and justice.




Il nome giapponese del diritto

Emil Mazzoleni


Abstract

Il mio saggio analizza l’origine del nome giapponese del diritto oggettivo e ricostruisce storicamente le diverse traduzioni proposte per il nome giapponese del diritto soggettivo. La congettura che propongo è la seguente: la transizione linguistica fu una delle condizioni per l’introduzione dei concetti giuridici occidentali nella teoria generale del diritto giapponese.


My paper analyzes the origin of Japanese name of law and the historical translations of Japanese name of right. The conjecture that I propose is the following: linguistic transition was a condition for the introduction in Japanese jurisprudence of the western legal concepts.




Soggetto e Ordinamento Giuridico. Alla ricerca del «concetto» fondativo e… fondamentale (I)

Rudi Di Marco


Abstract

Le «ragioni» del soggetto giuridico e la «causa» della sua stessa soggettività in iure, pongono il cominciamento della riflessione teoretica (e anche teorica) intorno alla persona e al suo esse iuris: quale sia, infatti, il proprium dell’ente giuridicamente capace e quale ne sia, conseguentemente, la causa dell’attitudine alla titolarità di situazioni giuridiche attive e passive, rappresentano questioni di fondo, le quali compendiano in sé stesse l’αρχή e il τέλος dell’Ordinamento.

Nella linearità della dicotomia concettuale «soggetto vs oggetto», invero, s’esprime, sul piano giuridico (e in parte anche normativo), il coglimento della realtà ontologica, ove le cose si distinguono dalle persone non in virtù di accidenti, ma in funzione della loro stessa sostanza razionale. Quest’ultima, infatti, in guisa di attitudine alla razionalità, è propria solo delle persone e loro pertiene dall’inizio della vita (col concepimento) fino alla morte, indipendentemente dal modo di essere e/o dal modo di manifestare capacità fisiche o intellettuali.

Nella prima parte del Lavoro verrà affrontato il problema relativo rapporto tra soggettività e personalità di diritto, specialmente in relazione all’art. 1 c.c.; nella seconda parte si studieranno i presupposti e le condizioni della capacità giuridica, con riguardo all’esse subiectum; nell’ultima si considererà la «relazione» tra soggetto e Ordinamento giuridico e si farà cenno alla distinzione concettuale e ontologica tra lo «essere» della capacità giuridica e il «potere» della capacità di agire.


The «reasons» of law’s subject and the «cause» of their subjectivity in iure prepare the ground of the theoretical reflection around the person and their esse iuris: which is the proprium of being juridically capable and which is, as a consequence, the cause of their aptitude for holding of rights, represent fundamental issues, which summarize in themselves the αρχή and τέλος of legal System.

In the linear conceptual dichotomy «subject vs object», indeed, is expressed, at juridical level, the comprehension of ontological reality, where things are different from people, not because of accidents, but according to their same rational substance. In fact, it is, in guise of attitude to rationality, own of people and pertains them from beginning of life (with conception) to death, regardless of way of being and/or by way of manifesting physical or intellectual capacity.

In the first part of the Work we will discuss about relationship between subjectivity and personality of law, particularly towards the Article 1 of Italian Civil Code; in the second part we will study the conditions of legal capacity with regard to esse subiectum; finally, in the last part it will be considered the «connection» between subject of Law and legal System, and the conceptual/ontological distinction between esse of legal capacity and posse of the juridical competence.