Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto


2/3-2017



Indice


studi

Francisco Carpintero, Hugo Grocio visto por sus contemporáneos

Thomas Pogge, Stiamo violando i diritti umani dei poveri del mondo?

AndrÁs KarÁcsony, In the Attraction of Natural Right: István Bibó’s Conception of Law

Carlos JosÉ ErrÁzuriz, Paolo Savarese, Antonio Punzi, Antonio Iaccarino, Giovanni Cogliandro, Andrea Favaro, Realismo e diritto naturale. Un dibattito su Cos’è il diritto? di Javier Hervada

Luigi Barbieri, Ritorno a Berkeley. Per un approccio kelseniano al concetto di confessione religiosa

Bruna Piatti Morganti, Luci e ombre dell’identità europea

Valerio Mori, Processo alla donna «sophè kai politkè». Sul “caso” Aspasia

Maria Ginevra Cattaneo, Salute Globale. Diritto umano alla salute e accesso ai farmaci: prospettive giusfilosofiche

Pierpaolo Ciccarelli, Storicità del diritto. Sul problema dei “due diritti” in Adolf Reinach

Antonio Scoppettuolo, Epistemologia e soggettività. Il metodo come sguardo etico sul mondo



SPORE

Emil Mazzoleni, La ricezione del pensiero kelseniano in Giappone



SCHEDARIO

F. Tedesco, Eccedenza sovrana (Stefano Pietropaoli) – Ricardo Cueva Fernández, El precio de la libertad de expresión. Daños, contingencias y ciudadanos (Francesco Biondo) – Luigi Ferrajoli, La logica del diritto. Dieci aporie nell’opera di Hans Kelsen (Alessia Farano) – A. De Simone, D. D’Alessandro, Intervista a Machiavelli. Tra cultura, filosofia, politica (Francesco Giacomantonio) – D. Danowski, E.Viveiros de Castro, Esiste un mondo a venire? Saggio sulle paure della fine (Flavio Michele Ceci)




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Hugo Grocio visto por sus contemporáneos

Francisco Carpintero


Abstract

La figura de Hugo Grocio levantó adhesiones y, en menor medida, rechazos. La opinión pública del siglo XVII vio en él un estilo de hacer derecho desconocido hasta entonces. Efectivamente, Grocio, sin ser jurista, recogió elementos del Corpus Juris, del Jus Commune, de los escolásticos españoles y, del mismo modo que ya lo hizo Fernando Vázquez de Menchaca, fue exponiendo sus opiniones de la mano de los historiadores y poetas de la Antigüedad. Resultó, en su conjunto, una obra no demasiado extensa, humanista, expuesta con orden (no casuista), en definitiva agradable en su conjunto. No innovó en sus contenidos y en la carrera por las libertades típicamente modernas representó un retraso respecto a Suárez. Grocio no quiso secularizar la ética e hizo depender los fundamentos de la justicia de la lex aeterna de Dios. Esto le resultó el gran inconveniente para ser aceptado por los ‘progresistas’ de su época. Hizo falta que Pufendorf, cincuenta años más tarde, declarara que debemos considerar a la naturaleza como ‘contradistincta’ de Dios, para que la disciplina del Jus Naturale et Gentium se adaptara a los deseos de un buen sector de los nuevos tiempos.


Hugo Grotius arose adhesions and, to a lesser extent, rejections. Public opinion in XVII century saw in him a style of doing Law unknown until then. Indeed, Grocius, without being a jurist, collected elements from the Corpus Juris, from the Jus Commune, from the Spanish Scholastics and, in the same way as Fernando Vázquez de Menchaca did, he expounded his opinions hand in hand with the historians and the poets of Antiquity.

The result was, as a whole, a work not too large, humanist, orderly expounded (not casuist), ultimately pleasant as a whole. He didn’t innovate in its content and in the race for the typically modern freedoms it was a delay compared with Suarez. Grotius didn’t want to securalize Ethics and he made depend the grounds of Justice on the God’s lex aeterna. This was the great inconvenience in order to be accepted by the “progressives” of his age. It was necessary that Pufendorf, fifty years later, declared that we must consider Nature as “contradistinct” to God, so that the discipline of the Jus Naturale et Gentium were adapted to the wills of an important group of the new times.




Stiamo violando i diritti umani dei poveri del mondo?

Thomas Pogge


Abstract

Una violazione dei diritti umani implica diritti umani inadempiuti e una specifica attiva relazione causale di agenti umani rispetto a tale in-adempimento. Tale relazione causale potrebbe essere interazionale; ma potrebbe anche essere istituzionale, come quando gli agenti collaborano nel disegnare ed imporre schemi istituzionali che prevedibilmente ed evitabilmente causano l’inadempimento dei diritti umani. Evidenze facilmente disponibili suggeriscono che (a) diritti umani fondamentali sociali ed economici restano inadempiuti per circa metà della popolazione mondiale e (b) il disegno di un sistema istituzionale sovranazionale gioca un ruolo enorme nello spiegare perché la metà più povera dell’umanità sta soffrendo un rapido declino nella propria quota (ora minore del tre per cento) di reddito famigliare globale. Si potrebbe quindi argomentare con forza che persone come me stesso – cittadini benestanti di stati influenti – collaborativamente violino, su larga scala, i diritti umani dei poveri della terra. Che molti di noi trovino questa conclusione ovviamente erronea non la discredita, perché essi non hanno ricercato le cause istituzionali dell’in-adempimento dei diritti umani né hanno ricercato le possibili riforme istituzionali rilevanti.


A human rights violation involves unfulfilled human rights and a specific active causal relation of human agents to such non-fulfillment. This causal relation may be interactional; but it may also be institutional, as when agents collaborate in designing and imposing institutional arrangements that foreseeably and avoidably cause human rights to be unfulfilled. Readily available evidence suggests that (a) basic social and economic human rights remain unfulfilled for around half the world’s population and (b) the design of supranational institutional arrangement plays a major role in explaining why the poorer half of humanity is suffering a rapid decline in its share (now below three percent) of global household income. A strong case can be made, then, that people like myself – well-to-do citizens of influential states – collaboratively violate the human rights of the global poor on a massive scale. That most of us find this conclusion obviously mistaken does not discredit it because they have not investigated the institutional causes of the non-fulfillment of human rights nor relevant institutional reform possibilities.




In the Attraction of Natural Right: István Bibó’s Conception of Law

AndrÁs KarÁcsony


Abstract

Il saggio propone un ritratto biografico ed intellettuale di István Bibó (1911-1979), fra le più rilevanti figure del pensiero giuridico e politico ungherese del XX secolo. Bibó rinvenne nelle connessioni fra diritto, politica e morale la chiave per la costituzione di una sfera pubblica democratica ed in grado di promuovere la pace su scala internazionale. Allievo di Kelsen a Ginevra, Bibo elaborò una piattaforma critica rispetto alla teoria pura del diritto di Kelsen non solo muovendo da osservazioni di carattere politico e sociologico, ma altresì proponendo critiche di natura teoretica interne all’impianto kelseniano.


The essay traces a biographical and intellectual portrait of István Bibó (1911-1979) one of the most significant figures in Hungarian political and legal thought in XXth century. The Hungarian scholar found in the intersection of law, moral and politics the “key connection” of peaceful democratic public space even in an international dimension. While attending Kelsen’s lectures in Geneva, Bibo elaborated his critical point of view on Kelsen’s pure theory of law, moving not only from sociological and political assumptions, but from a theoretical inner point of view as well.




Realismo e diritto naturale.

Un dibattito su Cos’è il diritto? di Javier Hervada


Abstract

Carlos José Errázuriz, Paolo Savarese, Antonio Punzi, Antonio Iaccarino, Giovanni Cogliandro, Andrea Favaro discutono il recente volume di J. Hervada Cos’è il diritto?. L’apparente semplicità del quesito qui posto, nella trattazione dei discussants, rivela una fitta trama di rimandi, che rinviene in una duplice accezione di “realismo” di derivazione aristotelica, il fondamento del diritto: in un primo senso diritto come naturale socialità della persona umana, in un secondo diritto come esperienza pratica. Nella prima accezione, il diritto si presenta dunque come nesso fra politica ed etica e colloca la sua dimensione specifica nel concetto di “bonum communis”, nella seconda il diritto si manifesta come ponderazione operata da un terzo della dialettica delle ragioni nella controversia.


Carlos José Errázuriz, Paolo Savarese, Antonio Punzi, Antonio Iaccarino, Giovanni Cogliandro, Andrea Favaro descant on a newly published book by J. Hervada – entitled Cos’è il diritto? [What is Law?]. The discussants reveal that this question is elementary only in appearance, while it hides a thicker tangle of (cross) references, which splits the foundation of the law into two arguments, both of them coming from Aristotelian realism. The first one considers the law as descending from human natural socia(bi)lity; the other one as deriving from practical life experience. Hence, in the former assumption law looks like the link between ethics and politics in the main sense of “bonum communis”; while for the second one law originates from the balancing realized by a third part between two opposite reasons in a trial.




Ritorno a Berkeley.

Per un approccio kelseniano al concetto di confessione religiosa

Luigi Barbieri


Abstract

Una teologia senza Dio è priva di senso e di utilità. È questa la conclusione cui si perviene meditando sul saggio postumo di H. Kelsen. Le religioni secolari non possono essere utilizzate come strumenti ideali per introdurre nella prassi giuridica esigenze politiche mascherate con l’idea di una verità superiore. I sostenitori delle religioni secolari sottomettono di nuovo la politica alla religione, sostituendo il principio di legittimità con quello di autorità. Si conferma pertanto la validità sia del criterio storico sia del metodo istituzionalistico per identificare una confessione religiosa, con un punto di contatto tra le proposte culturali di H. Kelsen e Santi Romano. Il comportamento del governo per l’accesso alle intese non è una condotta giustiziabile, onde i rappresentanti delle religioni secolari non possono investire il potere giurisdizionale per censurare il diniego per un tavolo di trattative. Per una completa interpretazione dell’art.8 della Costituzione occorre operare il distinguo tra confessione (funzione giuridica) e religione (essenza filosofica).


A theology without God is meaningless and useless. This is the conclusion you come to reading the posthumous work of H. Kelsen. Secular religions cannot be used as ideal instruments to introduce in the legal practice political needs dressed up with the idea of a superior truth. The supporters of secular religion subjugate politics to religion again, replacing the legitimacy principle with the authority principle. It is thus reaffirmed the validity both of the historical criterion and the institutionalistic method in identifying a religious confession, with a link between the cultural proposals of H. Kelsen and Santi Romano.

The government behaviour in the matter of the access to the Agreements is not executable, so the representatives of the secular religions cannot count on the jurisdictional power to censor the refusal of negotiation. To fully interpret the 8th article of the Italian Constitution is absolutely necessary discriminate between confession (legal function) and religion (philosophical essence).




Luci e ombre dell’identità europea

Bruna Piatti Morganti


Abstract

Sussiste una doppia torsione dialettica che si colloca a fondamento della storia dell’Occidente. Essa nasce dall’intersezione di polarità antinomiche che la parabola illuminista e la metamorfosi romantica disegnano attraverso categorie a cui sono direttamente legate le derive totalitarie del Novecento. Dall’analisi concettuale delle mutazioni che le idee hanno subito del corso della storia emerge l’eredità etica e politica di un’Europa plasmata, in positivo e in negativo, dall’intersezione tra razionalismo critico e pluralismo, tra determinismo storico e nazionalismo, secondo un approccio che definisce anche le condizioni per la costruzione e il consolidamento di convivenze future.


A double torsion exists that lies at the basis of the western history. It arises from the intersection of antinomical polarities that the Enlightenment parable and the Romantic metamorphosis draw through categories directly linked to the totalitarian drifts of the nineteenth century. From the conceptual analysis of the changes suffered by the ideas in the course of history it emerges the ethical and political heritage of an Europe that has been shaped, both in positive and negative, by the intersection between critical rationalism and pluralism, historical determinism and nationalism, according to an approach which also defines the conditions for the construction and the consolidation of future partnerships.




Processo alla donna «sophè kai politkè». Sul “caso” Aspasia

Valerio Mori


Abstract

Il processo ad Aspasia, con ogni probabilità mai tecnicamente celebrato, costituisce un “classico” esempio di collazione di accuse pretestuose, che nascondono la non accettazione del protagonismo politico femminile nel mondo ateniese. La tesi che si sosterrà è che tanto l’accusa di lenocinio, quanto quella di empietà che la tradizione riporta, derivano da attacchi di natura politica da parte dei poeti comici, utilizzati come fonti genuine in epoca ellenistica (da Plutarco), che ha trasposto quelle contumelie in capi d’accusa veri e propri.


According to Plutarch, Aspasia was put in trial for impiety and for exploitation of prostitution (lenocinium). Some scholars argue that the trial was not a historical fact (I do believe they are right); but it is a “classical” case of literary trial against not a person, but against women’s political activity: Aspasia’s political influence aroused many reactions, especially by conservative minded comic poets; Plutarch’s compilation of miscellaneous literary data created the “trial”.




Salute Globale. Diritto umano alla salute e accesso ai farmaci: prospettive giusfilosofiche

Maria Ginevra Cattaneo


Abstract

Si osserva una mancanza di effettività di taluni diritti umani codificati. Inoltre si può sottolineare un conflitto tra taluni diritti umani, in particolare il diritto alla salute e il diritto di proprietà intellettuale internazionale che gode di una certa importanza causale, data la concessione di monopoli ai titolari di brevetti farmaceutici, che autorizzano le industrie farmaceutiche a mantenere prezzi elevati inaccessibili per i più.

La cornice per tale discussione è la Salute Globale nel suo senso più essenziale, dato che il problema dell’accesso ai farmaci riguarda la distribuzione di risorse e di beni essenziali per la vita nel contesto del territorio globale e dato che le norme che insistono su tale distribuzione riguardano anche i diritti umani, il diritto del commercio internazionale e il diritto di proprietà intellettuale internazionale.

A valle dell’analisi giusfilosofica su gerarchia dei valori e portatori di interessi in gioco nel diritto di proprietà intellettuale internazionale e dei diritti umani, questo scritto ha l’obiettivo di superare tale antinomia.

In questa prospettiva, questo scritto vorrebbe proporre una metodologia del procedere del diritto internazionale che superi il conflitto tra i valori sottostanti alla disciplina dei diritti umani e i valori economici del diritto del commercio internazionale. Questa nuova metodologia del procedere del diritto internazionale e, segnatamente, dei diritti uma-ni, dovrebbe tener conto delle concrete situazioni di disagio senza tuttavia cadere nel nichilismo o nel relativismo.


The non-effectiveness of certain codified human rights is noticed. Moreover, a conflict between certain human rights, namely health right and international Intellectual Property Right (IPR), has been underlined. International IPR enjoies a causal importance, given the granting of monopolies to pharmaceutical drugs patent holders, enabling the relevant companies to maintain high prices, unaffordable for the most. The framework of this discussion is Global Health in its most essential sense, since problems such as access-to-drugs concern the distribution of resources and goods essential for life, in the context of the global territory and since the norms and the regulations that today insist on such distribution concern also human rights, international trade law and IP law.

After the legal philosophilcal analysis on hierarchy of values and on the stakeholders in international IPR and human rights, this paper aims at overcoming such anthinomy.

In this perspective, this paper aims to propose a proceeding method of international law that overcomes the conflict between human rights values and economic values of International trade law. Such new proceeding methodology of international law and, namely, of human rights, should take into account the concrete situations of need without however becoming nihilistic or relativistic.




Storicità del diritto. Sul problema dei “due diritti” in Adolf Reinach

Pierpaolo Ciccarelli


Abstract

L’articolo prende le mosse da una considerazione fenomenologica della convenzionalità del diritto. Considerazione fenomenologica che, meglio di quella soggettivistica, propria della tradizione giuspositivistica kelseniana, riesce a dar conto della storicità del diritto. Che il diritto sia «per convenzione», significa che esso è, non soltanto un positum, ma altresì orizzonte non trascendibile del ponere. Donde, il problema dell’intreccio tra necessità e contingenza che caratterizza il diritto in quanto fenomeno. Problema esemplarmente svolto nei Fondamenti a priori del diritto civile di Adolf Reinach, in particolare là dove l’autore pone la questione della possibilità della «deroga», da parte del diritto positivo, alle leggi d’essenza che valgono a priori per le entità giuridiche.


This article is based on a phenomenological understanding of the conventionality of law. It argues that a phenomenological understanding can account for the historicity of law better than the subjectivistic understanding presupposed by the legal positivism, e.g., of Hans Kelsen. The fact that the law is “by convention” means not only that it is a “positum”, but also that it is an insuperable horizon of the “ponere”. Thus results the problem of the interplay between necessity and contingency that characterizes the law as a phenomenon. The issue is faced in an exemplary way by Adolf Reinach's book “The A Priori Foundations of Civil Law”, in which the author poses the question of the possibility of “derogating” the laws of essence that apply a priori to legal entities




Epistemologia e soggettività.

Il metodo come sguardo etico sul mondo

Antonio Scoppettuolo


Abstract

Il presente lavoro cerca di dimostrare attraverso la discussione delle tesi epistemologiche che lo statuto scientifico delle scienze umane si costruisce a partire dal paradigma delle azioni individuali e non dall’assolutizzazione sottesa al metodo geometrico proprio dell’epistemologia classica e cartesiana. Lo sguardo delle scienze non può essere che frammentario e parziale poiché fondato sulla soggettività: totalità versus individualità. Le azioni infatti rispondono ad una struttura situazionale all’interno della quale i singoli instaurano un rapporto di connessione: l’interazione tra individualità e situazione sono la chiave della storicizzazione. Il discorso sul significato filosofico delle scienze non può prescindere da una genealogia delle condizioni stesse di esistenza delle scienze: esse sono il metodo e l’orientamento etico perché ogni metodo rappresenta uno sguardo sul mondo. La conoscenza, sciolta dai lacci dell’autoevidenza cartesiana e dai dogmi del positivismo di una ragione chiarificatrice e unificatrice capace di scovare leggi universali, è possibile attraverso la presa di coscienza di un policentrismo gnoseologico che trova i propri criteri di verità nell’oggettivizzazione dell’individualità. La conoscenza umana non può che essere storica e dunque senza pretese assolute perché lo sguardo dell’umano è limitato al segmento delle proprie domande. L’antiontologismo all’interno dell’esistenza concreta fornisce una spiegazione delle scienze e delle azioni riconducendo la pretesa nomologica e universalizzante della scienza nel campo dell’esperienza umana; esperienza che procede non per oggettività, ma per oggettivizzazione.


The essay, with the discussion of epistemological theses, aims to demonstrate that the scientific status of human sciences is constructed by means of the paradigm of individual actions and not by the absolutization of the geometric method that belongs to classical and Cartesian epistemology. The view of science is fragmentary and partial as it is based on subjectivity: totality versus individuality. The actions in fact respond to a structure of the situation within which individuals establish a connection relationship: the interaction between individuality and situation is the key to historicization. The discourse on the philosophical significance of the sciences can’t depend on a genealogy of the conditions of existence of the sciences: they are the method and the ethical orientation, because the method is a glimpse of the world. Knowledge is possible if it is free from the laces of Cartesian self-evidence and the dogmas of positivism. This possibility consists in the conscience of a gnoseological polycentrism that finds its own criteria of truth in the objectivization of individuality. Human knowledge can only be historical and without absolute pretense because the human eye is limited to the segment of its own questions. Antiontologism within the concrete existence provides an explanation of the sciences and actions by recruiting the nomologic and universalizing pretense of science in the field of human experience; the same experience that proceeds not objectively but by objectivization.